Quando si soffre di alopecia, spesso ci si interroga su quali siano le cause esatte.…

Alopecia femminile, che cos’è? Come riconoscerla?
Con il termine “alopecia” indichiamo una perdita di capelli diffusa o localizzata. Al contrario di quanto si possa pensare, il fenomeno non interessa esclusivamente la popolazione maschile bensì anche quella femminile. Recenti studi hanno fornito alcune stime:
Sembra che la condizione interessi 18 milioni di italiani e 4 milioni di italiane.
La perdita di capelli nella donna è solitamente meno severa che nell’uomo, tuttavia le ripercussioni a livello psicologico sono ancora più importanti e drammatiche.
Generalmente l’alopecia androgenetica nelle donne si manifesta per la prima volta tra i trenta e i quarant’anni, quindi più tardi che negli uomini.
Nell’80% delle donne, una recessione delle tempie si manifesta fisiologicamente con la maturazione sessuale, ma è molto meno marcata rispetto a quella che caratterizza gli uomini.
Mentre negli uomini gli ormoni non intaccano i capelli presenti nella zona occipitale e nelle aree parietali del cuoio capelluto, la caduta nelle donne si verifica spesso con una riduzione della densità globale, con maggiore concentrazione nella zona superiore dello scalpo. La caduta non interessa l’area frontale, tanto che si mantiene sempre un’attaccatura più o meno folta.
Le cause dell’alopecia femminile
Come appena accennato, alla base dell’alopecia androgenetica vi è la presenza di ormoni androgeni. Nel caso in cui, per componenti genetiche specifiche non ancora pienamente identificate dagli studiosi, i follicoli piliferi siano particolarmente sensibili all’azione di tali ormoni, si verifica il processo di miniaturizzazione.
Le donne affette da iperandrogenismo (condizione in cui si verifica un eccesso di androgeni) sono generalmente più predisposte all’alopecia sebbene non sempre le due condizioni siano correlate.
In caso di acne, seborrea, irsutismo e ipertricosi, caratteristiche suggestive ma non patognomiche dell’iperandrogenismo, di conseguenza, vi è una probabilità maggiore che la donna possa soffrire di alopecia.
La maggior parte dei casi di iperandrogenismo è correllata alla PCOS (sindrome dell’ovaio policistico). Tra sintomi ricordiamo irsutismo, ciclo anovulatori, alterazioni del ciclo mestruale e, in alcuni casi, obesità.
Più raramente l’iperandrogenismo è legato alla presenza di neoplasie secernenti androgeni.
Altri ormoni che influenzano la salute dei capelli sono gli estrogeni. Durante l’età fertile questi influenzano positivamente la crescita del capello e il funzionamento del suo ciclo di vita.
In sede ai bulbi piliferi alcuni enzimi possono agire su estrogeni e androgeni, trasformandoli in ormoni capaci di modificare la vita del capello. Tra questi ricordiamo in particolare l’enzima 5-alfa-reduttasi, capace di trasformare il testosterone in diidrotestosterone, il responsabile del processo di miniaturizzazione dei follicoli piliferi.
L’azione del 5-alfa-reduttasi è contrastata da aromatosi, alfa-steroido deidrogenasi e 17-beta-idrossisteroide, enzimi che convertono gli androgeni in estrogeni, contrastando la calvizie e prolungano la fase di vita dei capelli.
Con l’inizio della menopausa si verificano un calo degli estrogeni e una modifica del rapporto tra steroidi ovarici e surrenalici, ed è proprio in questa fase che l’alopecia androgenetica si fa più evidente.
Una situazione simile si può verificare in seguito a un parto, a causa di cambiamenti ormonali, o con l’inizio o l’interruzione di una terapia anticoncezionale.
Ulteriori cause dell’alopecia femminile possono essere:
- Anemia (carenza di ferro);
- Disfunzioni tiroidee;
- Lupus (disfunzione del tessuto connettivo);
- Diete rigide e non equilibrate, bulimia, carenza di acidi grassi essenziali e zinco, ipervitaminosi A, malassorbimento;
- Stress causato da interventi chirurgici, anestesia generale;
- Gravi forme depressive.
La Scala Ludwig
L’alopecia femminile si differenzia da quella maschile poiché compare generalmente in età più avanzata, generalmente tra i 30 e i 40 anni, e per la sua diversa manifestazione.
Nell’uomo la calvizie interessa generalmente la zona fronto-occipitale, mentre generalmente, nelle donne, la linea frontale si conserva e il diradamento è diffuso a tutto il cuoio capelluto e con l’avanzare della condizione diventa sempre più marcato. Nei casi più severi, la caduta prosegue fino a scoprire completamente il vertice.
I capelli sono più sottili, meno folti e più difficili da domare. In alcuni casi sono più unti, fragili, e alcune donne hanno dichiarato di avvertire bruciore, prurito, formicolio e ipersensibilità del cuoio capelluto.
Nel 1977, Ludwig classificò l’alopecia androgenetica femminile secondo tre gradi principali, in base alla densità dei capelli.
- 1° grado: A questo gruppo appartiene la maggioranza delle donne. La perdita dei capelli è limitata e ancora poco visibile.
- 2° grado: Il diradamento è più marcato e più visibile.
- 3° grado: A questo gruppo appartengono poche donne. Il diradamento assume i tratti di quello maschile, ed è pertanto richiesto un accertamento per capire se vi sia uno stato iperandrogeno.
Come si effettua la diagnosi?
Effettuare una diagnosi precoce è essenziale per sperare di rallentare o invertire il processo di miniaturizzazione dei follicoli piliferi.
Innanzitutto si procede con un’anamnesi, una valutazione del quadro clinico generale e un tricogramma. È importante capire se vi siano casi in famiglia di alopecia, se la paziente assuma farmaci o anticoncezionali, se vi sia regolarità nel ciclo mestruale e se si possano riscontrare segni di iperandrogenismo. Tra questi ricordiamo in particolare:
- eccessiva peluria in zone tipicamente maschili,
- acne,
- voce profonda,
- obesità,
Essenziale è poi eseguire screening endocrinologici e laboratoristici. L’obiettivo è comprendere quale sia la concentrazione di:
- ormoni androgeni,
- ormoni tiroidei,
- cortisolo,
- estrogeni,
- progesterone,
Perché la terapia abbia successo, soprattutto nella donna, è necessario intervenire a livello ormonale.
Terapie contro l’alopecia femminile
Forniamo, di seguito, una classificazione delle terapie universalmente riconosciute per la cura della calvizie femminile.
Tra le opzioni terapeutiche topiche ricordiamo, in particolare, Minoxidil ed estrone solfato. Alcuni esperti raccomandano anche l’utilizzo di soluzioni a base di progesterone naturale in associazione, in alcuni casi, con spironolattone.
Anche l’acido azelaico, applicato direttamente sul cuoio capelluto, è in grado di ridurre l’attività dell’enzima 5-alfa-reduttasi.
Solitamente, la terapia più comunemente consigliata dagli esperti prevede la somministrazione combinata di progestinici ed estrogeni. Un esempio sono etinilestradiolo e ciproterone acetato. Questi farmaci svolgono un’importante funzione antiandrogena.
Qualora la caduta sia in fase avanzata, può ritenersi necessario l’intervento di un chirurgo.